16Feb

Il grave errore di presentarsi come tuttologi, camaleonti del sapere

Chi si occupa di selezione del personale conosce molto bene l’irrefrenabile impulso della maggioranza dei candidati a presentarsi come persone di multiforme ingegno: «Attualmente rivesto il ruolo di x, ma le competenze acquisite mi mettono nelle condizioni di occuparmi anche di y. Ho maturato esperienze qualificate e importanti in ambito z». Questo atteggiamento «tuttologico» è ben visibile in tutte le vetrine professionali: curriculum, lettere di presentazione, profili Linkedin, colloqui di lavoro. È frutto di una combinazione di fattori diversi. Da un lato sopravvalutiamo le nostre capacità, dall’altro ci lasciamo dominare dall’ansia di «andar bene» a tutti i costi, immaginando che promuovendo la nostra polivalenza le opportunità si moltiplichino.
Soprattutto spesso e volentieri non riusciamo a rispondere ad alcune domande fondamentali: in quale ambito professionale senti di essere davvero «speciale»? Qual è lo spazio lavorativo dove ciò che sai fare bene si coniuga con ciò che ti piace fare e con ciò di cui gli altri hanno bisogno? Sono davvero in pochi a saper rispondere con precisione e fermezza a questo tipo di sollecitazione. La conseguenza è che oscilliamo al vento delle opportunità e ci ritroviamo a candidarci la sera per un ruolo amministrativo, e la mattina dopo per un ruolo commerciale, magari riadattando alla meglio il CV.
Quando adottiamo questo tipo di approccio alla ricerca di un nuovo lavoro evidentemente perdiamo la capacità di metterci nei panni di chi valuterà le nostre candidature.

Evidentemente nel mondo del lavoro esiste un malinteso relativamente al concetto di flessibilità, una parola molto amata nel mondo delle risorse umane. Compare in quasi tutti gli annunci, è sulla bocca di tutti i manager, spadroneggia nel 99% dei curriculum. Ma flessibilità non significa avere più identità. Significa al contrario avere un’identità molto precisa che tuttavia possiamo adattare all’occorrenza. La differenza tra le due interpretazioni è sottile ma sostanziale: sono un centrocampista che all’occorrenza può adattarsi a fare il terzino o la mezza punta. Questo non significa che io sia insieme un centrocampista, un terzino e una mezza punta.
Molti organizzano male il proprio progetto di ricerca di un nuovo lavoro perché antepongono la riflessione sul mercato alla riflessione su se stessi. Non partono dalla domanda «qual è la mia identità professionale?», ma dalla domanda «cosa cerca il mercato»? Se quindi la «variabile guida» sono gli altri finiamo con il perderci in una battaglia impossibile per assomigliare a tutti i costi a ciò che gli altri desiderano.

Fonte: ilSole24ore