23Feb

Business Intelligence… sappiamo cos’è?

Tutti vorremo sapere cosa accadrà domani riguardo al nostro business. La Business Intelligence consente di delineare con maggiore dettaglio nuovi scenari che possono portare alla sua definizione.
Il concetto di Business Intelligence (BI) può essere facilmente così sintetizzato: trasformare il dato in informazione e l’informazione così ottenuta in conoscenza immediatamente condivisile. Diventa subito chiaro come questa «conoscenza» sia il valore, quasi una materia prima, che ogni impresa deve quotidianamente ricercare con strumenti avanzati. È quindi compito degli strumenti di Business Intelligence di attivare quei processi di raccolta e analisi dei dati al fine di offrirne più chiare rappresentazioni visive, migliorandone la comprensione e condivisione.

All’atto pratico gli strumenti di Business Intelligence permettono di individuare velocemente nei dati comportamenti anomali, criticità, monitorare prestazioni ed effettuare confronti e, non certo ultimo per importanza, fare previsioni. Niente di nuovo sotto al sole per chi opera sui fogli di calcolo, ma la facilità con cui i software di BI possono rispondere in modo sempre più approfondito alle nuove esigenze dei manager non ha termini di confronto.
La selezione e valorizzazione del dato rimangono, come sempre, i punti focali di ogni sana strategia per portare l’azienda verso l’obiettivo tanto desiderato: divenire un’impresa Data Driven. Per fortuna gli strumenti di Business Intelligence non solo possono comunicare con piattaforme e sistemi già presenti in azienda ma, sempre più spesso, ne fanno parte. Sfruttare software così completi permette di monitorare tutta la catena produttiva. Soluzioni di Business Intelligence fanno attualmente parte di piattaforme ERP , MES , PLM e logicamente anche CRM, Customer Relationship Management, per la gestione della clientela.
L’integrazione della Business Intelligence con gli strumenti ancora più avanzati di Intelligenza Artificiale permette di definire una nuova frontiera per l’analisi dei dati, soprattutto in ottica di intervento predittivo.
A queste sfide, si aggiunge la necessità di ottenere un numero di risposte sempre maggiore nel minor tempo possibile, cercando di ridurre i tempi di latenza tra richiesta, elaborazione e risultato.

Visto il grado di interattività consentito dagli strumenti di Business Intelligence è quasi naturale parlare di analisi self-service. Occorre però precisare che ci troviamo in presenza di programmi che richiedono, per essere utilizzati in completa autonomia, una buona conoscenza di base di data analysis.
Per facilitare l’accesso ai dati è possibile realizzare dashboard che includano elementi interattivi come filtri e pulsanti di azione per combinare tra loro, in modo ancora più intuitivo, report e grafici.

Fonte: https://www.digital4.biz/executive/business-intelligence-che-cose-e-il-valore-per-le-imprese/

16Feb

Per trovare lavoro bisogna saper fare tutto?

Il grave errore di presentarsi come tuttologi, camaleonti del sapere

Chi si occupa di selezione del personale conosce molto bene l’irrefrenabile impulso della maggioranza dei candidati a presentarsi come persone di multiforme ingegno: «Attualmente rivesto il ruolo di x, ma le competenze acquisite mi mettono nelle condizioni di occuparmi anche di y. Ho maturato esperienze qualificate e importanti in ambito z». Questo atteggiamento «tuttologico» è ben visibile in tutte le vetrine professionali: curriculum, lettere di presentazione, profili Linkedin, colloqui di lavoro. È frutto di una combinazione di fattori diversi. Da un lato sopravvalutiamo le nostre capacità, dall’altro ci lasciamo dominare dall’ansia di «andar bene» a tutti i costi, immaginando che promuovendo la nostra polivalenza le opportunità si moltiplichino.
Soprattutto spesso e volentieri non riusciamo a rispondere ad alcune domande fondamentali: in quale ambito professionale senti di essere davvero «speciale»? Qual è lo spazio lavorativo dove ciò che sai fare bene si coniuga con ciò che ti piace fare e con ciò di cui gli altri hanno bisogno? Sono davvero in pochi a saper rispondere con precisione e fermezza a questo tipo di sollecitazione. La conseguenza è che oscilliamo al vento delle opportunità e ci ritroviamo a candidarci la sera per un ruolo amministrativo, e la mattina dopo per un ruolo commerciale, magari riadattando alla meglio il CV.
Quando adottiamo questo tipo di approccio alla ricerca di un nuovo lavoro evidentemente perdiamo la capacità di metterci nei panni di chi valuterà le nostre candidature.

Evidentemente nel mondo del lavoro esiste un malinteso relativamente al concetto di flessibilità, una parola molto amata nel mondo delle risorse umane. Compare in quasi tutti gli annunci, è sulla bocca di tutti i manager, spadroneggia nel 99% dei curriculum. Ma flessibilità non significa avere più identità. Significa al contrario avere un’identità molto precisa che tuttavia possiamo adattare all’occorrenza. La differenza tra le due interpretazioni è sottile ma sostanziale: sono un centrocampista che all’occorrenza può adattarsi a fare il terzino o la mezza punta. Questo non significa che io sia insieme un centrocampista, un terzino e una mezza punta.
Molti organizzano male il proprio progetto di ricerca di un nuovo lavoro perché antepongono la riflessione sul mercato alla riflessione su se stessi. Non partono dalla domanda «qual è la mia identità professionale?», ma dalla domanda «cosa cerca il mercato»? Se quindi la «variabile guida» sono gli altri finiamo con il perderci in una battaglia impossibile per assomigliare a tutti i costi a ciò che gli altri desiderano.

Fonte: ilSole24ore

11Feb

Priorità HR nel 2021 secondo Gartner

Il sondaggio di Gartner 2021 HR Priorities Survey sulle priorità HR, condotto su oltre 750 leader HR globali, ha rilevato che per il 68% degli intervistati la creazione di skill e competenze critiche è la priorità numero uno per il prossimo anno. Il sondaggio, condotto da giugno ad agosto 2020, ha anche rivelato che altre priorità per il 2021 sono: progettazione organizzativa e gestione del cambiamento , futuro del lavoro ed esperienza dei dipendenti .
«Sulla scia della pandemia di COVID-19 i leader delle risorse umane si stanno allontanando dalla gestione delle crisi per concentrarsi su ciò che renderà le loro organizzazioni forti, sia oggi che in futuro, compreso avere le giuste capacità e competenze, costruire resilienza e avere un forte team di leader» ha affermato Mark Whittle, vicepresidente della consulenza HR di Gartner.

Adottare un nuovo approccio alla riqualificazione

Le organizzazioni devono adottare un approccio dinamico alla riqualificazione e ridistribuzione dei talenti in cui tutte le parti interessate lavorino insieme per trovare modi per sviluppare le competenze al momento del bisogno. Attualmente, solo il 21% dei leader delle risorse umane afferma che i colleghi condividono la responsabilità o collaborano con le risorse umane per determinare le future esigenze di competenze. Un approccio dinamico alla riqualificazione consente una più rapida identificazione delle esigenze di competenze.
«I leader delle risorse umane devono concentrarsi su una progettazione del lavoro orientata al futuro che elimini l’attrito sul lavoro che frustra i dipendenti oggi e consente ai dipendenti di essere reattivi, in sincronia con le esigenze dei clienti, in grado di anticipare i cambiamenti in tali esigenze e in grado di adattare il loro approccio e le attività di conseguenza», ha detto Whittle.

Risolvere i problemi legati alla leadership

Più di un terzo dei leader delle risorse umane intervistati da Gartner riferisce che i processi di gestione della successione non producono i leader giusti al momento giusto, mentre solo il 44% dei dipendenti afferma di fidarsi dei leader e dei manager della propria organizzazione per affrontare bene una crisi.
La fiducia nella leadership è anche minata dalla mancanza di diversità, poiché quasi il 50% dei leader delle risorse umane riferisce che la leadership della propria organizzazione non è diversificata. Le organizzazioni che implementano programmi di networking sulla diversità hanno una probabilità 3,4 volte maggiore di dichiarare di essere efficaci nell’aumentare le opportunità di mobilità dei talenti.

Promuovere l’esperienza dei dipendenti nello scenario di forza lavoro ibrida di oggi

L’esperienza dei dipendenti è diventata un argomento sempre più importante per le risorse umane, tanto che il 31% dei Chief Human Resources Officer riferisce che l’esperienza dei dipendenti è una priorità, così come il 46% dei responsabili della diversità, equità e inclusione . La creazione di un’esperienza coerente per i dipendenti è stata resa più impegnativa dalla forza lavoro ibrida di oggi a seguito della pandemia COVID-19.

08Feb

La classifica dei paesi più complessi nella gestione HR

L’Italia si colloca al 25esimo posto nell’ultima analisi relativa alla complessità delle risorse umane e delle retribuzioni stilata da TMF Group, multinazionale specializzata nella fornitura di servizi professionali alle imprese.
L’analisi «HR & Payroll: Navigating complex requirements in turbulent times», ha esaminato 77 diverse giurisdizioni, classificandole in termini di complessità dei rispettivi ambienti di gestione delle risorse umane e delle retribuzioni. Nel farlo ha tenuto conto di diversi parametri quali, per esempio, l’erogazione di stipendi e dei benefit fra gli impiegati assunti a livello temporaneo e quelli a tempo indeterminato e la difficoltà relativa alle procedure di assunzione e/o licenziamento dei dipendenti secondo la legislazione del lavoro in vigore in ciascuna giurisdizione.
Mentre il Belpaese è al 25esimo posto a livello globale, la Francia è al quinto posto, ovvero la seconda giurisdizione più complessa d’Europa.
Le complessità derivanti dalla disciplina giuslavoristica italiana, quali, per esempio, aumenti automatici e obbligatori degli stipendi, congedi di paternità retribuiti e contributi del datore di lavoro per il fondo pensione, influiscono in maniera importante sul posizionamento del nostro Paese all’interno della classifica. Un’ulteriore causa è la durata del preavviso necessario per il licenziamento di un dipendente scarsamente produttivo: in Italia sono necessarie circa 25 settimane, mentre Paesi come Regno Unito, Irlanda e Paesi Bassi richiedono un massimo di sole tre o quattro settimane.
La classifica TMF Group si apre con il Belgio, la più complessa delle giurisdizioni esaminate. Le ragioni sono dovute in gran parte alle differenze linguistiche e normative tra le varie regioni del Paese. Oltre alla necessità che i documenti di assunzione riflettano le tre lingue nazionali, non esiste un allineamento dei contratti di lavoro per gli stessi tipi di lavoro tra le tre aree linguistiche, anche all’interno delle stesse categorie professionali nella stessa regione. Dopo il Belgio, le quattro giurisdizioni più complesse sono la Malesia, la Cina, la Bolivia e la Francia.

03Feb

Risorse umane 2021: 5 possibili tendenze

Il 2021 sarà l’anno in cui le aziende avranno l’opportunità di ripensare e ottimizzare la gestione delle risorse umane dalla A alla Z, sviluppare nuove strategie di selezione e investire su nuovi strumenti di selezione e siti per la gestione delle smart career.

Modelli di lavoro remoti e ibridi verranno mantenuti

Una tendenza che è già molto evidente sin dal 2020 e sarà indispensabile nei prossimi anni: i modelli di lavoro remoti e ibridi. In futuro, molte attività saranno svolte tra le sedi aziendali e le case dei dipendenti.
I confini tra luoghi fisici e luoghi virtuali diventeranno sempre più labili, ciò significa che i dipendenti non saranno più legati ad una sede fisica.

Video colloqui per la selezione e la gestione delle risorse umane

Sebbene i tool di video colloqui on-demand non siano un’invenzione così recente, hanno acquisito nuova importanza grazie alla pandemia. Lo dimostra il numero di inviti a video colloqui inviati, che è aumentato del 330% a settembre 2020 rispetto a settembre 2019.
Gli strumenti di video colloqui on-demand sono versatili e offrono vantaggi competitivi nell’acquisizione di talenti. Rispetto al tradizionale «colloquio telefonico», i video colloqui sono adattabili nel tempo e nello spazio e richiedono una minor pianificazione.
In questo modo, i candidati possono rispondere alle domande quando preferiscono e i recruiter possono visualizzare le risposte nel momento più adatto.

Selezione e onboarding con intelligenza artificiale

I tool basati sull’intelligenza artificiale aiuteranno i team di gestione delle risorse umane nel 2021 a cercare, valutare e selezionare i candidati associando in modo oggettivo i dati forniti alla rispettiva posizione lavorativa con il fine di prevedere i candidati più adatti. Inoltre, cosa ancora più importante, i responsabili delle risorse umane possono programmare gli strumenti di selezione basati sull’intelligenza artificiale per ignorare informazioni demografiche come etnia, età e sesso.
Questo permette di promuovere la diversità di un’azienda e garantisce che a tutti i candidati vengano date le stesse possibilità. Ciò aiuta anche a minimizzare i pregiudizi umani, spesso subconsci, che possono influenzare il processo di selezione.
Un’altra tendenza che sta diventando sempre più popolare è la realtà virtuale.

Chatbot e Robotic Process Automation in crescita

I chatbot e la Robotic Process Automation npossono essere sempre più utilizzati per facilitare il lavoro dei team HR nel 2021 in modo che possano concentrarsi su attività con maggior valore.
Ad esempio, una volta che un nuovo dipendente è stato assunto, gli RPA possono aggiornare automaticamente il sistema di tracciabilità dell’applicazione, creare un nuovo database del dipendente e raccogliere i documenti necessari.
I chatbot, d’altra parte, possono aiutare nella fase di onboarding di nuovi dipendenti.

Sviluppo delle competenze interne

Come risultato delle mutevoli esigenze e dei requisiti aziendali, della mancanza di talenti e della ristrutturazione interna, sempre più CEO e team di gestione risorse umane si stanno concentrando sullo sviluppo delle competenze dei propri dipendenti per soddisfare i nuovi bisogni nel 2021.
Per le aziende, le strategie di apprendimento e sviluppo stanno quindi diventando una priorità assoluta al fine di sviluppare competenze fondamentali, tra cui i soft skill e le competenze digitali.

 

Vedremo cosa ci riserva il 2021, quel che è certo è che le tendenze sembrano tracciate sulla spinta di un 2020 turbolento, che ha accelerato visioni del futuro del lavoro e l’adozione di tecnologie digitali su vasta scala

20Ago

Lavoro isolato: proteggi chi lavora da solo

Alcune indicazioni, con un doppio punto di vista (sia da parte del datore che del lavoratore), per proteggere chi si trova a lavorare da solo. Mai come in questo periodo è prioritario mettere in campo azioni semplici ma efficaci per tutelare la salute e la sicurezza di chi lavora in “smartworking”. Non solo, forse è necessario riflettere maggiormente su chi si è sempre trovato a dover lavorare in isolamento a causa delle caratteristiche del lavoro stesso.

1. Panoramica

In qualità di datore di lavoro, devi gestire tutti i rischi per la salute e la sicurezza prima che le persone possano lavorare da sole. Questo vale per chiunque abbia un contratto nei tuoi confronti, compresi i lavoratori autonomi.

I lavoratori isolati sono quelli che lavorano da soli senza una supervisione stretta o diretta, ad esempio:

  • come autisti, operatori sanitari o ingegneri:
  • come personale di sicurezza o addetto alle pulizie;
  • nei magazzini o nelle stazioni di servizio;
  • da casa.

Ci saranno sempre maggiori rischi per i lavoratori isolati senza supervisione diretta o per chiunque li aiuti se le cose vanno male. Molti di loro sono esposti a rischi stradali legati al lavoro.

2. Gestisci i rischi del lavorare da solo

Ai sensi della normativa sulla gestione della salute e sicurezza sul lavoro, è necessario gestire il rischio per i lavoratori isolati (n.b.: accertati sempre di fare riferimento alla versione più aggiornata della legge di riferimento del tuo paese).

Pensa a chi sarà coinvolto e quali pericoli potrebbero danneggiare chi lavora da solo.

Cosa devi fare:

  • formare, supervisionare e monitorare i lavoratori isolati;
  • tenersi in contatto con loro e rispondere a qualsiasi incidente.

Quando un lavoratore isolato si troverà sul posto di lavoro di qualcun altro, è necessario chiedere a tale datore di lavoro eventuali rischi e misure di controllo per assicurarsi che siano protetti.

Rischi da considerare

I rischi che colpiscono particolarmente i lavoratori isolati includono:

  • violenza sul posto di lavoro;
  • stress e salute mentale o benessere;
  • l’idoneità medica di una persona per lavorare da sola;
  • il luogo di lavoro stesso, ad esempio se si trova in una zona rurale o isolata.

Lavoro ad alto rischio

Alcuni lavori ad alto rischio richiedono almeno un’altra persona. Questo include il lavoro:

  • in uno spazio ristretto, dove potrebbe essere necessario un supervisore, insieme a qualcuno con un ruolo di soccorso;
  • vicino a conduttori di elettricità sotto tensione;
  • nelle operazioni di immersione;
  • nei veicoli che trasportano esplosivi;
  • nei luoghi esposti a fumigazione.

Lavorare da casa

Hai le stesse responsabilità in materia di salute e sicurezza per i lavoratori a domicilio e la stessa responsabilità per incidenti o infortuni degli altri lavoratori.

Ciò significa che è necessario fornire supervisione, istruzione e formazione, nonché implementare misure di controllo sufficienti per proteggere il lavoratore a casa.

3. Violenza

Il lavoro isolato non sempre significa un rischio maggiore di violenza, ma rende i lavoratori più vulnerabili a essa. La mancanza di supporto nelle vicinanze rende più difficile per loro prevenire un incidente.

L’Health and Safety Executive (HSE) definisce la violenza come “qualsiasi incidente in cui una persona viene abusata, minacciata o aggredita in circostanze relative al proprio lavoro“, comprese le minacce verbali.

Alcuni dei principali rischi di violenza sul posto di lavoro includono:

  • lavoro in tarda serata o la mattina presto, quando sono presenti meno lavoratori;
  • lavoratori isolati, come il personale di sicurezza, che hanno autorità sui clienti e applicano le regole;
  • persone affette da alcol o droghe;
  • trasportare denaro o attrezzature di valore.

Supporto e formazione

Mettere in atto misure per sostenere qualsiasi lavoratore che abbia subito violenze. I lavoratori possono fare la loro parte identificando e segnalando gli incidenti.

La formazione in materia di sicurezza personale o prevenzione della violenza aiuterà i lavoratori:

  • riconoscere le situazioni in cui si sentono a rischio;
  • utilizzare tecniche di risoluzione dei conflitti o avere la possibilità e il supporto per (n.d.r.) lasciare il posto di lavoro.

Impatto della violenza e come prevenirla

L’impatto della violenza può portare a lesioni fisiche e stress da lavoro, che possono avere effetti gravi e a lungo termine sulla salute fisica e mentale dei lavoratori.

La violenza può anche portare a un elevato turnover del personale, bassa produttività e danni alla reputazione aziendale.

4. Stress e altri fattori di salute

Stress, salute mentale e benessere

Il lavoro da soli può causare stress da lavoro e influire sulla salute mentale delle persone.

Gli standard di gestione dello stress di HSE includono l’importanza delle relazioni con e del supporto di altri lavoratori.

Essere lontani da manager e colleghi potrebbe rendere difficile ottenere un supporto adeguato.

Restiamo in contatto

Mettere in atto procedure che consentano il contatto diretto con il lavoratore isolato in modo che il suo manager possa riconoscere i segni di stress il prima possibile.

Se il contatto è scarso, i lavoratori possono sentirsi scollegati, isolati o abbandonati. Ciò può influire sulle loro prestazioni e potenzialmente sui livelli di stress e sulla salute mentale.

Ciò può tradursi anche nell’affidarsi a esperti esterni (psicologo del lavoro), in presenza o tramite sportelli di supporto dedicati (n.d.r.)

Lavorare da solo con una condizione medica

Se, come datore, non sei sicuro che le condizioni di salute di qualcuno indicano che è sicuro lavorare da solo, consulta preventivamente il medico del lavoro o un medico. Pensa sia al lavoro di routine che alle possibili emergenze che possono imporre ulteriori oneri fisici e mentali al lavoratore isolato.

Pronto soccorso ed emergenze

Metti in atto procedure di emergenza e forma i lavoratori isolati su come utilizzarle.

La tua valutazione del rischio potrebbe indicare che i lavoratori isolati dovrebbero:

  • trasportare attrezzature di primo soccorso;
  • ricevere una formazione di primo soccorso, compreso come usare il primo soccorso su se stessi;
  • avere accesso ad adeguate strutture di pronto soccorso.

Le procedure di emergenza dovrebbero includere indicazioni su come e quando i lavoratori isolati dovrebbero contattare il loro datore di lavoro, compresi i dettagli di eventuali numeri di contatto di emergenza.

Monitorare la salute dei lavoratori solitari

Alcuni lavoratori isolati possono avere rischi specifici per la loro salute. Ad esempio, i conducenti di mezzi pesanti solitari hanno elevate esigenze fisiche e mentali a loro carico, con lunghi periodi al volante. È necessario monitorare la loro salute e adattare il lavoro dei conducenti per tenere conto di eventuali esigenze di salute specifiche.

5. Formazione, supervisione e monitoraggio

Formazione

È più difficile per i lavoratori isolati ricevere aiuto, quindi potrebbero aver bisogno di ulteriore formazione. Questa, dovrebbero comprendere eventuali rischi nel loro lavoro e come controllarli.

La formazione è particolarmente importante:

  • dove c’è una supervisione limitata per controllare, guidare e aiutare in situazioni incerte;
  • nel consentire alle persone di far fronte a situazioni inaspettate, come quelle che coinvolgono la violenza.

Dovresti stabilire dei limiti su ciò che può essere fatto mentre si lavora da soli. Assicurati che i lavoratori siano:

  • competenti per affrontare i requisiti del lavoro;
  • addestrati all’uso di qualsiasi soluzione tecnica;
  • in grado di riconoscere quando dovrebbero ricevere supporto.

Supervisione

Basa i tuoi livelli di supervisione sulla valutazione del rischio: maggiore è il rischio, maggiore sarà la supervisione di cui avranno bisogno. Ciò dipenderà anche dalla loro capacità di identificare e gestire i problemi di salute e sicurezza.

La quantità di supervisione dipende da:

  • i rischi coinvolti;
  • la capacità dei lavoratori di identificare e gestire problemi di salute e sicurezza.

All’inizio è una buona idea che un nuovo lavoratore sia supervisionato se:

  • è in fase di addestramento;
  • deve svolgere un lavoro con rischi specifici;
  • deve affrontare nuove situazioni.

Monitoraggio e mantenersi in contatto

E’ opportuno monitorare i propri lavoratori isolati e restare in contatto con loro. Assicurati che comprendano tutti i sistemi e le procedure di monitoraggio che utilizzi. Questi possono includere:

  • il “quando” i supervisori dovrebbero visitare e osservare i lavoratori isolati;
  • il “dove”: ovvero sapere dove si trovano i lavoratori isolati, con contatti regolari a intervalli prestabiliti, utilizzando telefoni, radio, e-mail, ecc
  • altri dispositivi per dare l’allarme, azionati manualmente o automaticamente;
  • un sistema affidabile per garantire che un lavoratore isolato sia tornato alla propria base una volta completato il proprio compito.

Testare regolarmente questi sistemi e tutte le procedure di emergenza per garantire che i lavoratori isolati possano essere contattati se viene identificato un problema o un’emergenza.

Quando la prima lingua dei lavoratori non è la lingua madre parlata in azienda

I lavoratori isoalti, al di fuori della propria nazione, possono incontrare rischi non familiari, in una cultura del lavoro molto diversa da quella del proprio paese.

È necessario assicurarsi che abbiano ricevuto e compreso le informazioni, le istruzioni e la formazione necessarie per lavorare in sicurezza.


6. Lavoratori isolati: la vostra salute e sicurezza

Sei un lavoratore isolato se lavori da solo senza una supervisione stretta o diretta.
Cosa deve fare il tuo datore di lavoro.

Il tuo datore di lavoro ha doveri specifici per proteggerti come lavoratore isolato. Questo vale anche se lavori per loro come appaltatore, libero professionista o lavoratore autonomo.

Cosa devi fare

Come ogni lavoratore, devi prenderti cura della tua salute e sicurezza e di quella degli altri che potrebbero essere danneggiati dalle tue azioni sul lavoro.

Devi collaborare con i tuoi datori di lavoro e altri lavoratori per aiutare tutti ad adempiere ai propri doveri previsti dalla legge.

Scopri se la legge sulla salute e la sicurezza si applica anche se sei un lavoratore autonomo.

Come segnalare eventuali dubbi

Se sei preoccupato per i rischi per la salute e la sicurezza per te come lavoratore isolato, parla con:

  • il tuo datore di lavoro
  • un manager o un supervisore
  • un rappresentante per la salute e la sicurezza
  • uno psicologo del lavoro (n.d.r.)
30Apr

DONNE & SMART WORKING AI TEMPI DELL’EMERGENZA SANITARIA

A causa dell’emergenza sanitaria provocata dal Covid-19 e del conseguente obbligo di rimanere in casa tutte le nostre abitudini sono state completamente stravolte. La precedente quotidianità è ormai uno sbiadito ricordo: nel giro di pochissimo tempo ci è stato imposto un cambiamento che ha coinvolto tutti gli aspetti delle nostre vite. Fra questi è il lavoro ad aver subito, per molti, una metamorfosi radicale. Solo alcuni lavoratori hanno potuto continuare la loro attività garantendo la continuità di alcuni servizi essenziali nonostante le numerose complicazioni. Altri invece, a causa dell’arresto forzato di alcune attività, non hanno avuto la possibilità di proseguire il loro lavoro, mentre solo alcuni hanno adottato il cosiddetto smart working per condurre ugualmente la loro professione.

 

In realtà, ciò che si è verificato per molti non ha coinciso con un vero e proprio smart working, quanto piuttosto con una sorta di telelavoro improvvisato con i mezzi a disposizione in queste circostanze. Sebbene già in molti abbiano una certa confidenza con questa modalità di lavoro, in alcuni casi le limitazioni tecnologiche e l’inesperienza rappresentano un autentico ostacolo. Lo smart working prevede infatti una vera e propria riorganizzazione del lavoro, che va ponderata e soprattutto organizzata con precisione. Avere un computer connesso in rete non equivale a operare in modalità smart working. Alla disorganizzazione e ai limiti tecnologici si aggiunge, inoltre, un’altra complicazione ovvero la convivenza forzata con i componenti del proprio nucleo familiare. Portare avanti il lavoro dalla propria abitazione se è affollata non è affatto semplice.
La questione coinvolge in particolar modo le donne lavoratrici poiché spesso sulle loro spalle grava, oltre all’obbligo professionale, l’impegno del funzionamento dell’intero sistema familiare. In altre parole generalmente una donna non si occupa solo del proprio lavoro, ma anche dell’organizzazione familiare e dell’economia domestica (per esempio la preparazione dei pasti e la cura della casa), ricoprendo un ruolo di responsabilità nei confronti degli altri membri della famiglia. Riuscire a gestire contemporaneamente tutte queste incombenze non è semplice; al contrario occorre un impegno notevole.
Valore D (associazione che si impegna per l’equilibrio di genere in Italia) ha indagato sul mondo del lavoro in Italia in questo periodo di emergenza sanitaria. “L’indagine #IOLAVORODACASA condotta su oltre 1300 lavoratori conferma che in questo periodo le aziende sono ricorse ad un uso massiccio dello smart working (oltre il 93% degli intervistati sta infatti lavorando da casa). Emerge quindi che, in questo periodo, 1 donna su 3 lavora più di prima e non riesce, o fa fatica, a mantenere un equilibrio tra il lavoro e la vita domestica. Inoltre la ricerca conferma che la responsabilità della cura familiare continua a gravare in prevalenza sulle donne.”
Nonostante le difficoltà è possibile agevolare questa situazione, mettendo in atto qualche accorgimento. Innanzitutto c’è la necessità di compiere una riorganizzazione, proprio come se la famiglia fosse una piccola azienda. Per prima cosa è necessario predisporre uno spazio fisico all’interno della propria abitazione che sarà delegato esclusivamente alla postazione lavorativa. Allo stesso modo ci sarà bisogno di comunicare ai familiari che determinati orari della giornata saranno destinati al lavoro e quindi eventuali richieste non impellenti dovranno attendere. Avere uno spazio sia fisico che temporale ben delineato da dedicare al lavoro aiuta a migliorare l’equilibrio tra vita privata e lavorativa.
Si può rivelare conveniente instaurare una routine quotidiana: avere degli orari, seppur flessibili, da destinare al lavoro permette di dedicare altri momenti della giornata ai restanti impegni (per esempio la cura della casa, la preparazione dei pasti, ma anche il tempo da passare semplicemente in compagnia dei bambini e in generale dei propri familiari). In questo momento occorre inoltre considerare la possibilità di delegare ad altri alcune delle incombenze domestiche. Per esempio la chiusura delle scuole e la sospensione di molte attività, consente alle mamme di lasciare che siano i figli oppure i partner a occuparsi di alcune delle attività di gestione della casa. In questo modo aiuteranno a diminuire il carico di lavoro da svolgere attraverso un’occupazione temporanea.
Inoltre è importante affrontare la giornata lavorativa con entusiasmo, assicurandosi di avere un aspetto ordinato soprattutto nel caso in cui sia richiesta la presenza in videoconferenza. Allo stesso modo si rivela utile concedersi qualche piccola interruzione durante le ore destinate al lavoro: una pausa caffè o un breve cambio di attività faranno in modo che si torni alla postazione lavorativa con più energia.
Una volta riorganizzata la propria routine si può approfittare dei ritagli di tempo ottenuti per concedersi dei momenti in cui svolgere attività piacevoli che aiutino ad affrontare nel miglior modo possibile questo periodo. Si può scegliere di dedicare del tempo a un hobby, da praticare in autonomia o in compagnia, all’esercizio fisico o alle relazioni sociali. Tra le misure restrittive adoperate per fronteggiare l’emergenza sanitaria in atto, infatti, il distanziamento sociale è sicuramente la più rilevante. È quindi molto importante il mantenimento dei rapporti sociali anche se in forma digitale: è vitale concedersi di tanto in tanto un “caffè virtuale” con amici o colleghi. Gli appuntamenti in rete sostituiscono gli incontri dal vivo e diventano un’opportunità per allentare la tensione di queste giornate.
Non è possibile prevedere con certezza come si evolverà l’attuale emergenza sanitaria e quali saranno le conseguenze sulle nostre abitudini, ma possiamo cercare di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici e possiamo adattarci ai cambiamenti riorganizzando le nostre vite. 

Tutto ciò può essere riassunto in una sola parola: resilienza!